Intervento della Prof.ssa Alessandra Algostino (Controsservatorio Val Susa) all'incontro aperto alle testimonianze di solidarietà a Julian Assange (Avigliana, 15 ottobre 2022)
Assange e la libertà di espressione tra democrazia, dissenso e pluralismo
«Anche la libertà è come l’equilibrio atomico: basta che sia infranta in una persona, cioè in un atomo della società, perché da questa frattura infinitesima si sprigioni e si diffonda una forza distruttiva capace di sovvertire il mondo» (Piero Calamandrei, 1945).
Ferma restando in prima istanza la solidarietà per Julian Assange, per la sua vita, per il «prezzo terribile» – con le parole di Ken Loach (prefazione a S. Maurizi, Il potere segreto, Chiarelettere, 2021) – «pagato da un uomo, trattato con estrema crudeltà per aver messo a nudo un potere che non risponde a nessuno, nascosto da un’apparenza di democrazia», vorrei proporvi una riflessione che muove da lui, dal suo caso, per ricordare l’importanza delle libertà di espressione e di informazione, la loro correlazione profonda con il dissenso e la democrazia.
Costituzione degli Stati Uniti, 1787, I emendamento: «Il Congresso non potrà fare alcuna legge che… limiti la libertà di parola o di stampa»; Costituzione italiana, art. 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»; Convenzione europea dei diritti dell’uomo, 1950: «Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche» … e si può continuare.
La libertà di manifestazione del pensiero è una libertà individuale fondamentale, attraverso cui la persona si esprime. È una libertà che rientra fra i diritti inviolabili dell’uomo, è stata definita dalla Corte costituzionale italiana come la «più eminente manifestazione delle libertà democratiche» (sent. n. 11 del 1968), il «più alto, forse» fra i diritti primari (sent. n. 168 del 1971).
Non solo: libertà di espressione e libertà di informazione sono elementi coessenziali rispetto alla democrazia.
Dichiarazione dei diritti della Virginia, 1776 (Sec. 12): «la libertà di stampa è uno dei grandi capisaldi della libertà, e non può mai essere limitata, che da governi dispotici».
La Corte costituzionale italiana definisce la libertà di manifestazione del pensiero «pietra angolare dell’ordine democratico» (sent. n. 84 del 1969) e «cardine del regime di democrazia garantito dalla Costituzione» (sent. n. 1 del 1981).
La libertà di informazione permette la libertà di opinione; mette, scrive Bobbio (Il futuro della democrazia), «gli attori di un sistema fondato sulla domanda dal basso… nella condizione di esprimere le proprie domande e di prendere le decisioni a ragion veduta».
La democrazia implica la pubblicità, la conoscenza, la trasparenza, quale precondizione per l’esercizio della partecipazione dei cittadini, attraverso la discussione, il dissenso, il controllo; essa è strutturalmente contraria al «potere invisibile».
Chiudere spazi all’informazione, opporre il segreto e reprimere chi vi si oppone, è funzionale al potere: al potere politico, pensiamo alla secretazione di documenti utili a far luce sulle stragi che hanno insanguinato la nostra storia o oggi alla mancata pubblicazione dei trattati che attraverso l’esternalizzazione delle frontiere di fatto delocalizzano la tortura, o all’oscurità che copre le armi inviate in Ucraina; al potere economico, dall’occultamento dei dati sull’amianto all’oscuramento degli effetti delle PFAS (perfluorurati), come, in senso ampio, alla disinformazione e alla coltre calata su devastazione ambientale e riscaldamento climatico.
Non è un caso, ad esempio, che nel Piano di rinascita democratica di Licio Gelli (P2) si preveda il controllo della stampa, in alcuni casi diretto, in altri con l’«acquisizione di giornalisti».
Come ha scritto il Tribunale Permanente dei Popoli nella Sessione dedicata a «Diritti fondamentali alla partecipazione delle comunità locali e grandi opere. Dal Tav alla realtà globale» (Torino e Almese, 5-8 novembre 2015), «i mezzi di comunicazione si convertono in agenti di disinformazione, e spesso di contaminazione», e, in correlazione, come sempre il Tribunale afferma (Dichiarazione di apertura TPP, 2 novembre 2021, Sessione del Tribunale permanente dei popoli sugli omicidi dei giornalisti in Messico, Sri Lanka e Siria), vi è «la persecuzione dei giornalisti», che «troppo spesso culmina nell’omicidio e nell’impunità di autori e mandanti».
L’informazione è una libertà e insieme un potere: la libertà deve essere garantita; il potere spogliato della possibilità di esercitare dominio, in primo luogo attraverso pubblicità, trasparenza, correttezza e accessibilità a tutti.
L’informazione, libera e corretta, è un contropotere: contro coloro – diceva Pasolini - che «per insincerità, per colpevolezza, per paura, per furberia, non fanno altro che mentire».
La conoscenza è essenziale per controllare l’esercizio del potere; perché la democrazia sia viva e non solo un meccanismo di governo della società, una maschera del potere.
«Non c’è democrazia senza pluralismo» - afferma la Corte europea dei diritti dell’uomo (Affaire Partidul Comunistilor (Nepeceristi) et Ungureanu c. Roumanie, 2005) - che individua una delle principali caratteristiche della democrazia nella possibilità di confronto delle differenti opinioni, anche quando «urtano o inquietano».
La libertà di espressione, e la libertà di informazione, rendono effettive la partecipazione e l’esercizio del dissenso, elementi imprescindibili della democrazia, che permettono la discussione, la critica, e, se del caso, l’opposizione.
Un esempio: il ruolo giocato dall’informazione nel costruire uno schema binario, amico-nemico, per interpretare la guerra in Ucraina, uno schema che ha imposto come unica immaginabile la scelta dell’invio di armi e ci ha condotto sul baratro dell’olocausto nucleare.
Ancora: la mancanza di informazione, o informazioni distorte, potenzialmente, si riverberano su tutti gli spazi dell’esistenza, a partire dalla vita stessa (si pensi agli effetti della mancata o scorretta informazione relativa a rischi idrogeologici).
Senza la «libera lotta d’opinione in ogni pubblica istituzione», ricorda Rosa Luxemburg, «la vita pubblica s’addormenta poco per volta»: chi detiene il potere vuole anestetizzare il dissenso, chiudere la società in visioni semplicistiche, ad esempio arruolandola nelle campagne che via via distraggono da diseguaglianze e disastri climatici. Difendere la libertà di informazione, è difendere la democrazia, la possibilità di critica dell’esistente e, con essa, la possibilità di immaginare un altro futuro.