Noam Chomsky

"I temi sollevati nell'esposto meritano senz'altro un intervento del Tribunale Permanente dei Popoli"

"E' particolarmente inquietante apprendere delle accuse e minacce di punizione contro gli anarchici che sono tra quelli che si oppongono al progetto del treno ad alta velocità. Mi auguro che le accuse cadano e che le proteste possano continuare senza subire ingerenze"

I cittadini, i comitati, i rapporti con la UE, le associazioni ambientaliste

Il contesto

Il movimento popolare No Tav della Val di Susa nasce nel 1989, appena viene proposta la prima ipotesi progettuale di una nuova ferrovia tra Torino e Lione.
Progressivamente, nel corso di 25 anni è cresciuto, si è fortemente radicato sul territorio, con la costituzione di comitati e sedi di presidio nei vari Comuni, e si è poi anche esteso al di fuori dei confini della valle, a Torino e nel resto d’Italia. Il suo merito è di aver saputo formare un’aggregazione di cittadini, amministratori locali e tecnici di varie discipline: è questa “trinità” che rappresenta il carattere originale del movimento No Tav.
La sua principale caratteristica è la pratica costante di momenti di informazione e formazione su progetti dell’opera, rischi, costi locali e generali, in omaggio al principio secondo cui la popolazione deve essere pienamente consapevole del destino del proprio territorio e partecipare alle decisioni circa il proprio futuro.

I cittadini hanno continuamente manifestato la propria opposizione all’opera con cortei, marce, sit-in innanzitutto nei paesi della Val di Susa, ma anche nelle città sedi di importanti momenti decisionali riguardanti la nuova linea. A partire dal 2003, dopo la presentazione dei primi progetti completi, ogni anno continuano a svolgersi mediamente due o tre manifestazioni principali, che mobilitano decine di migliaia di persone, oltre a molte altre iniziative di protesta.


 

Di seguito i più significativi documenti relativi a:

 

Il rapporto con la Commissione Petizioni del Parlamento europeo

Le istituzioni, da quelle provinciali fino al Governo nazionale, sono sostanzialmente sorde alle richieste di confronto espresse dalle popolazioni: non coinvolgendo i cittadini nei processi decisionali, le istituzioni italiane hanno espressamente violato la Convenzione di Aarhus del 25 Giugno 1988, che pure l’Italia ha firmato.
Allora i comitati No Tav ricorrono alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo per vedere riconosciuti i propri diritti di partecipazione democratica.

 

2003: la prima petizione alla Commissione Trasporti della UE
La prima petizione alla UE è datata Gennaio 2003 ed è firmata da Comitati di cittadini ed Associazioni ambientaliste e culturali; gli argomenti sono: i deboli presupposti tecnico-economici dell’opera, i prevedibili danni ambientali, e soprattutto il mancato coinvolgimento democratico di cittadini ed Enti locali. Dopo alcune audizioni, a Roma ed a Bruxelles, ad Aprile 2004 vi è l’accoglimento formale

 

2005: Petizione al Parlamento europeo sui rischi per la salute
Il 20 Gennaio 2005 anche il Coordinamento sanitario Valle di Susa, costituito da 100 medici di base ed ospedalieri che operano sul territorio, invia una propria petizione sui rischi per la salute della popolazione connessi alla realizzazione del vigente progetto di nuova linea

 

Il 29 Novembre 2005 una delegazione della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo è in visita ad una Valle di Susa militarizzata, in un clima molto teso per il tentativo di effettuare sondaggi geologici a Venaus. Ne fanno parte gli On. Micheal Cashman, Carlos Iturgaiz Angulo e David Hammerstein, che vengono malamente bistrattati dalle forze di polizia.

Dal sopralluogo della Commissione in valle scaturiscono:

 

Accantonati i primi progetti dopo gli scontri di fine 2005 a Venaus, nel 2007 il Ministero dlle Infrastrutture italiano presenta un Dossier all’Unione Europea con la richiesta di co-finanziare la nuova ferrovia transfrontaliera su differenti tracciati, alcuni dei quali coinvolgono anche la Val Sangone, limitrofa alla Val Susa.

 

2007: nuova petizione al Parlamento europeo
A Luglio 2007 anche i Comitati No Tav della Val Sangone presentano una petizione

 

A Dicembre 2008, pur se le petizioni non sono state archiviate, la Commissione UE stanzia 671 milioni di euro per co-finanziare progettazione ed opere propedeutiche della nuova ferrovia Torino-Lione.

 

2009: risposta della Commissione Petizioni
Il 25-09-2009 la Commissione Petizioni invia una risposta a tutti i referenti delle varie petizioni, in cui sostanzialmente si limita a fare proprie le già note posizioni del Governo italiano e ad indicare il crono-programma delle opere propedeutiche alla costruzione della linea

 

In seguito a questo atteggiamento della Commissione, che denota in pratica una chiusura al dialogo con i cittadini ed un allineamento alle posizioni dei Governi, vengono effettuati vari incontri di delegazioni dei Comitati No Tav con gruppi di Parlamentari europei a Strasburgo (15-12-2009 e 18-05-2010) oltre che in Val di Susa (l’ultimo in ordine di tempo a Febbraio 2012 con Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Sabine Wils, Eva Lichtenberger).

 

2010: Carta di Hendaye
Si costituisce anche un raggruppamento internazionale con comitati di cittadini contro le linee ad alta velocità progettate in Francia e Spagna: tutti firmano la "Carta di Hendaye"

 

Seguono ancora due ulteriori incontri con la Commissione Petizioni a Bruxelles (30-09-2010 e 18-11-2010) anche in seguito ad una nuova petizione presentata da alcuni cittadini (la 735/2008) in cui viene sollevato il problema dell’accesso alla documentazione nazionale ed europea inerente la Torino-Lione, che viene di fatto impedito ai cittadini.

 

2010: Lettera alla Commissione europea
Il 22-12-2010 i petizionari inviano alla Commissione una lettera in cui chiedono un’ispezione presso l’Osservatorio tecnico italiano sull’opera affinché si constati
la totale mancanza di documentazione politico/amministrativa a supporto dell’asserita condivisione dei progetti da parte degli Enti Locali

 

Da queste esperienze in ambito europeo è nato il “Forum contro le grandi opere inutili imposte”, di estensione mondiale: l’ultima riunione ha avuto luogo a Tunisi nella primavera 2013, la prossima è prevista a Rosia Montana, Romania a Maggio 2014.


 

32.000 firme di cittadini

Nel Luglio 2007 il Ministero delle Infrastrutture italiano, prescindendo dall’avvio del dialogo tra Governo e Sindaci nell’osservatorio tecnico, presenta all’Unione Europea un dossier pre-progettuale sulla nuova ferrovia Torino-Lione.

Mentre 30 Comuni reagiscono approvando delibere di condanna dell’operazione unilaterale, i comitati No Tav intraprendono una raccolta di firme tra i cittadini da presentare alle istituzioni provinciali, regionali, nazionali ed europee: il testo ribadisce la ferma opposizione a nuovi trafori alpini e nuove linee ferroviarie nelle valli Susa e Sangone.
La raccolta firme ha 58 promotori, tra associazioni e comitati

In soli due mesi, vengono collezionate 31.608 firme, raccolte in 8 volumi per complessive 3.168 pagine.

Ne vengono portate copie alle varie istituzioni cui sono indirizzate.

  • il 25 Settembre 2007, una delegazione di 150 rappresentanti dei promotori le consegna a Strasburgo, alle competenti commissioni del Parlamento Europeo

Le ulteriori consegne avvengono:

  • il 31 Ottobre al Governo italiano, nella persona del Presidente del Consiglio Romano Prodi
  • il 12 Novembre alla presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso
  • il 15 Novembre al presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta
  • il 30 Novembre al Governo francese, tramite la Prefettura di Nice

 

Anche questa volta nessuna delle istituzioni prende in seria considerazione la pacifica manifestazione di opposizione sottoscritta da così tanti cittadini.


 

L’acquisto collettivo di terreni passibili di esproprio per l’opera

Nei primi mesi del 2008, quando inizia a diventare evidente che l’Osservatorio sta mettendo in scena solo un dialogo di facciata con i Sindaci puntando in realtà a realizzare comunque la nuova ferrovia, i Comitati No Tav varano iniziative che mirano a contrastare sul piano burocratico l’attuazione di futuri atti formali propedeutici all’installazione di cantieri.

Con lo slogan “Compra un posto in prima fila” viene proposto ai cittadini l’acquisto collettivo di terreni su cui è prevedibile che in futuro cadano procedure di esproprio, o almeno di occupazione temporanea, per l’installazione di cantieri inerenti l’opera o i lavori ad essa propedeutici.

Tra Marzo 2008 e Ottobre 2012 saranno stipulati 4 rogiti notarili di acquisto di quote indivise di terreno (virtualmente 1 mq a testa, al prezzo di 15-20 euro)

I principali:

  • il 30-03-2008 a Chiomonte firmano l’atto 1397 persone
  • il 15-06-2008 a Venaus altre 1500 persone
  • il 28-10-2012 a Susa gli acquirenti sono 1056

Lo scopo dei numerosi nuovi proprietari è di essere tutti convocati in occasione di procedure espropriative: hanno acquisito pieno titolo ad essere presenti all’esecuzione degli atti di constatazione dello stato dei terreni.


 

Il ruolo delle Associazioni ambientaliste

Tra le diverse componenti del movimento No Tav un ruolo importante è assolto dalle Associazioni ambientaliste, soggetti titolati a veicolare sul piano giuridico istanze di opposizione all’opera condivise con i cittadini sul territorio. La più costante ed attiva di tali associazioni è Pro Natura, che fin dal 1989 ha sempre assicurato la sua partecipazione ed il suo sostegno: sono innumerevoli i suoi esposti, i ricorsi, le impugnazioni di atti delle controparti presentate ai diversi tribunali civili ed amministrativi competenti.

Alla Federazione nazionale di Pro Natura si sono sempre affiancate anche il WWF, Legambiente ed Italia Nostra, con la consulenza di una comune commissione tecnica, quando si è trattato di esercitare il ruolo di presentatori di osservazioni nelle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per i vari progetti che si sono susseguiti.

Le più recenti azioni corali delle quattro associazioni: